"Il teatro è un modo per dare valore alle vite, alle storie delle persone e in questo senso bellezza perché poi ogni vita, ogni narrazione ogni esperienza ha un suo valore."

"Il teatro è un modo per dare valore alle vite, alle storie delle persone e in questo senso bellezza perché poi ogni vita, ogni narrazione ogni esperienza ha un suo valore."

“Redonna”: a Redona un laboratorio di teatro al femminile per promuovere l’integrazione culturale

Il racconto di Francesca e Liesbeth

Francesca e Liesbeth, fate parte del progetto “Redonna” che si è sviluppato a Redona. Ci raccontate com’è nato e che cos’è?
Redonna è un progetto teatrale, nato nel quartiere di Redona nel 2013. È composto esclusivamente da donne, con diverse storie, percorsi di vita, ma anche di diverse nazioni, sia europee (Olanda, Polonia, Ucraina, Repubblica Ceca), che nazioni extra continentali. Abbiamo delle amiche di teatro che vengono dal Perù, dalla Bolivia, dall’Ecuador, dal Marocco e dal Canada. Per cui è un gruppo internazionale. Attualmente siamo in diciassette partecipanti.

Come mai un progetto di teatro pensato per le donne?
Un gruppo di persone del quartiere volevano promuovere un’esperienza di integrazione culturale per alcune donne che vivevano a Bergamo, ma che facevano fatica a intrecciare le proposte culturali della città. Hanno pensato che il teatro potesse essere uno strumento di narrazione autobiografica, uno strumento che facilitasse l’integrazione e allo stesso tempo permettesse di “produrre cultura”.

Possiamo quindi dire che “Redonna” è un progetto finalizzato a favorire l’integrazione culturale?
E’ un progetto partecipato da donne che provengono da tutto il mondo, quindi è un’esperienza di integrazione ma non nell’accezione classica secondo cui pensiamo a questo tipo di progetti. Per intenderci meglio le donne che partecipano non hanno problemi d’inserimento nella vita cittadina. Sono donne che abitano in Italia da tanto tempo, lavorano, sono sostanzialmente integrate. Nonostante questo avvertono il bisogno di fare esperienze forti ed intense sia dal punto di vista relazionale che culturale, ed il teatro è un ottimo strumento per far ciò. L’elemento innovativo del nostro progetto è che delle donne che vengono da altri paesi si mettono insieme ad altre donne di Bergamo in una parità di lavoro e di dignità rispetto alla propria storia, nel proporre una esperienza alla città. Allora forse in questo senso la nostra è un’esperienza di integrazione. Contemporaneamente va oltre l’integrazione in “senso stretto” perché diventa una esperienza di “produzione culturale” per la città che nasce da storie, famiglie, donne che hanno culture anche diverse tra di loro.

Concretamente com’è organizzata la vostra proposta?
Nei mesi che vanno da ottobre a giugno ci troviamo ogni venerdì sera dalle 21,00 alle 23,00 presso gli spazi delle suore Sacramentine di via Legrenzi.
Con il primo spettacolo “le ali delle cicogne” realizzato nel 2014 e grazie al legame con alcune persone del quartiere, il nostro percorso si è intrecciato con quello di Pandemonium Teatro. Abbiamo conosciuto il regista Albino Bignami e, dietro sua proposta, abbiamo preso parte al percorso “Effetto Bibbia”.
“Effetto Bibbia” è un festival biblico promosso dal Comitato per la cultura biblica di Bergamo il cui scopo è promuovere conferenze, incontri, spettacoli, concerti per riflettere sulle sacre scritture. Va precisato che Redonna non è una proposta religiosa o di fede… fra di noi vi sono persone con fedi completamente diverse, persone anche che non hanno una fede religiosa.
L’elemento del religioso in sé non è oggetto del nostro lavoro, è un po’ un’opportunità per riflettere sul senso dei testi sacri, su come uno sguardo femminile può rileggere dei testi sacri, ma anche come attraverso quello sguardo femminile è possibile rileggere alcune dinamiche odierne nei confronti della donna.
Utilizzando la tematica proposta da “Effetto Bibbia” noi costruiamo uno spettacolo, la cui preparazione ci impegna per circa due “stagioni”. I fondi per le nostre attività arrivano per una parte dai finanziamenti di “Effetto Bibbia” e dall’altra ogni partecipante al percorso contribuisce con una quota di partecipazione.

Il vostro è quindi un percorso di “respiro” cittadino, che rapporti avete con il quartiere di Redona?
Possiamo dire che la nostra esperienza ha assunto una veste provinciale: oltre ad essere partecipata da donne di Redona e della città vi sono infatti delle donne che vengono dalla provincia.
Oltre a mantenere la sede delle nostre attività a Redona siamo legate al quartiere perché qui l’esperienza è nata grazie alla sensibilità di alcune persone che l’hanno ideata. Senza il loro contributo probabilmente la nostra attività non si sarebbe sviluppata come la conosciamo oggi. Il senso di appartenenza di Redonna al quartiere è forte. Collaboriamo e dialoghiamo con diverse realtà del quartiere: la Parrocchia, il teatro Qoelet, il Polo Civico-Rete di Quartiere. Siamo sempre disponibili per animare i momenti culturali/ aggregativi che vengono promossi a Redona, che indipendentemente dalla provenienza dei nostri componenti sentiamo come il “quartiere di Redonna”.

Se vi fosse chiesto di descrivere con due parole la vostra esperienza, quali scegliereste?
Prima di tutto “bellezza” nel senso che il teatro è un modo per dare valore alle vite, alle storie delle persone e in questo senso bellezza perché poi ogni vita, ogni narrazione ogni esperienza ha un suo valore. L’altra parola che ci viene in mente è “speranza” intensa come possibilità di cambiamento, come un desiderio che si apre e apre al cambiamento.

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